Se vi venisse in mente di creare una complessa opera di street art sul muro di una fabbrica che è destinato ad essere distrutto, probabilmente accantonereste l’idea. Questo non è successo a Truly Design, un Visual Communication Studio che si occupa, fra le altre cose, di street art.
La loro opera più celebre, Medusa, un dipinto anamorfico complesso ed esteso, è stato recentemente distrutto. Il graffito era stato apprezzato da moltissimi, sia in Italia, sia all’estero e aveva attirato l’attenzione di blog e testate giornalistiche in giro per il mondo.
Truly Design ha realizzato quest’opera senza un commitente, utilizzando perciò solo le proprie risorse per finanziarne la realizzazione. Inoltre, come detto in precedenza, sapeva che quel muro sarebbe stato demolito. Viene da chiedersi: “allora perché hanno deciso di dipingere proprio su quel muro?”.
Per spiegarlo, non c’è niente di meglio che riportare le dichiarazioni dei diretti interessati: “Troviamo che il fattore che ci spinge a continuare a dipingere graffiti sia legato alla spontaneità legata alla loro realizzazione e il loro essere effimeri. […] I graffiti continuano a farci sentire come quando da bambini scarabocchiavamo decine di disegni su fogli di carta, solo per la felicità che quel gesto ci procurava e per il piacere di sentirsi dire “che bello” dalla mamma. E se alla fine il cane ti mangiava i disegni, o un bulldozzer te li demoliva, alla fine pensavi “chissenefrega”, è stato bello comunque.”
C’è ancora chi crede che sia giusto creare arte principalmente «per la bellezza del gesto», come sosteneva il protagonista di Holy Motors, celebre film di Leos Carax. E noi non possiamo che essere felici che ci sia ancora chi la pensa così.
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