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Hub09 Brand People

Ci vuole personal… branding! (e anche Vanity Fair)

di Alice Maccario -
in In Evidenza il 30 Ottobre 2015

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Nessuno ci conosce meglio di noi stessi. Chi può, allora, valorizzare i nostri punti di forza e le nostre competenze meglio di noi?

Da questa consapevolezza prende le mosse quello che oggi conosciamo come personal branding: la capacità di fare rete, crearsi una reputazione online, determinare il proprio successo catturando l’attenzione con un’identità forte e distintiva. Insomma, trattare se stessi come un brand e aprirsi così la strada per nuove opportunità di crescita, non solo professionale.

La voglia di percorrere questa via con le proprie forze, passo dopo passo,  la conosce bene Erica Vagliengo, giovane “scrittrice, giornale e web writer” torinese che nel 2007 ha dato vita ad Emma Travet, giornalista precaria ma piena di stile e – cosa più importante – suo pseudonimo per il romanzo d’esordio “Voglio scrivere per Vanity Fair” (di cui sta per arrivare il seguito).

unnamedTravet non è un nome scelto a caso: il termine si riferisce a un impiegato mal pagato e anche un po’ vessato sul posto di lavoro, uno che – a dirla tutta – deve farsi un mazzo così per dimostrare a tutti quanto vale, ma con pochi risultati. Uno da non invidiare e da cui discostarsi subito, insomma.

Per farlo, Erica ha lavorato sodo: non solo ha partecipato a eventi e presentazioni del libro tra l’Italia e gli USA, ma ha anche dato vita a un blog di Emma, ha curato profili social dedicati, ha cercato sponsor e ha dato vita a un progetto grafico di merchandising autoprodotto. Questo, unito alla sua tenacia, l’ha portata a presentare a Londra la versione inglese del suo romanzo nata, ҫa va sans dire, grazie al self publishing su Amazon.com.

Ma non è tutto: il romanzo è stato ripubblicato come eBook con goWare nel 2014, una versione rivista e al passo coi tempi,  collegata ai social e interattiva.

Inoltre, molte energie sono state spese anche per un sito tutto nuovo dedicato a lei, la scrittrice in carne e ossa, punto di partenza importante per farsi conoscere e apprezzare, come ci conferma Erica stessa.

Cosa ci dici della scelta di rifarti il look a livello digital con un sito tutto nuovo? Quanta importanza ha nella tua vita il personal branding?

Il personal branding per il progetto EmmaT è stato fondamentale. L’ho fatto sin dagli esordi (2007), quando ancora si parlava solo di “self marketing”. Se non avessi investito tempo ed energie, curando tutto da sola, non potrei stare ancora qui a parlare di Emma Travet e di “Voglio scrivere per Vanity Fair”. Ho rilanciato il romanzo e il personaggio grazie al nuovo sito, realizzato da Tatiana Schirinzi e da Simone Montanari, conosciuti sul web.

Non era un lavoro facile, ma siamo riusciti a fare squadra e a realizzare un sito-archivio interattivo, che racconta tutta la storia di Emma Travet, dal 2007 a oggi, attraverso la rassegna stampa, la photogallery, i post del blog e i capitoli da leggere.

Parlando di me, ho deciso di investire in un sito tutto mio per poter promuovere al meglio il mio lavoro da giornalista/web writer, al di là di EmmaT, per distinguere bene le due personalità. Ho lavorato parecchio ai testi, ma ne è valsa la pena. Ovviamente è stato concepito e realizzato da Tatiana e da Simone, due santi che hanno fatto un miracolo! Grazie anche alla SEO, il mio sito è ben posizionato e visibile ai potenziali clienti. Insomma, il personal branding ha un’importanza immensa: ho capito che il BRAND SONO IO, quindi tutte le attività che seguo (compreso il negozietto su Depop depop.com/it/ericavagl ), devono avere la mia firma che corrisponde a un’identità chiara e forte.

Un’ultima curiosità, rispetto all’utilizzo che fai dei social anche per il tuo lavoro di giornalista.

“A dire il vero, in questo periodo sto un po’ tralasciando la mia attività di giornalista, pubblico ogni tanto interviste sul blog di Elisa Bellino www.theladycracy.it,  ma sto dando priorità assoluta al seguito del mio romanzo. In ogni caso, ho sempre sfruttato Twitter e gli altri social per condividere i miei articoli e i post dei miei blog: i social sono degli ottimi amplificatori che ti permettono di fare “call to action”, aprire dibattiti relativi a un certo argomento trattato in un articolo, promuovere le tue idee.”

In attesa di scoprire cosa combinerà Emma Travet, seguitela su Facebook, su Twitter. E su Instagram vi aspetta la vita, quella vera, di Erica.

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