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Quando le idee sono buone, non solo sulla carta: Zandegù e l’editoria digitale.

di Alice Maccario -
in Social & Marketing il 24 Luglio 2015

Gli occhiali ci sono, ma Marianna Martino ha dimostrato di essere lungimirante anche nel pensiero: era il 2005 quando ha avuto un’idea coraggiosa ed è diventata l’editore più giovane d’Italia. La sua creatura si chiamava – e si chiama ancora, anche se è rinata sotto nuove vesti – Zandegù: un mondo fatto di eBook (manuali professionali, reportage narrativi e fumetti), corsi di scrittura, comunicazione e laboratori digitali; un mondo che non teme le sfide perché “si industria con la complicità di una squadra giovane (secondo standard italiani) e agguerrita (secondo standard planetari)”.

Abbiamo chiacchierato con lei per scoprire cosa vuol dire lavorare nell’editoria digitale e quali le sue sfide quotidiane. Curiosi?

marianna martino

Foto by Vanessa Vettorello

Editor, correttrice di bozze, copywriter e webcontent, scrittrice “in sospensione”… ma quante cose fai? Quale ti riesce meglio?

“Effettivamente troppe! La cosa che mi viene meglio è, come mi dicono scherzando, fare la mente malata di Zandegù, occupandomi della casa editrice ma anche della didattica dei corsi (no, non li tengo io!): sono invidiosa dei docenti che riescono a fare tutto con tanta passione, nonostante la fatica”.

Cos’è Zandegù oggi e quante vite ha avuto?

“Ne ha avute due: dal 2005 al 2010 è stato un editore classico che pubblicava solo su carta sia opere di narrativa che guide buffe, con le penne di giovani scrittori italiani… poi è finito tutto nel congelatore. Sono stata per un certo periodo lontana dall’Italia, a New York, e quando sono tornata – dopo l’ultimo lavoro “brutto” in cui non mi rispecchiavo – nel dicembre 2012 il progetto è rinato sotto una nuova veste. Da allora pubblichiamo solo più eBook e in particolare reportage, manuali professionali e fumetti; in più è diventata molto importante la parte legata ai corsi delle professioni digitali e al marketing”.

La permanenza a NYC sembra tracciare uno spartiacque tra due scelte coraggiose: quella di abbandonare un sogno e quella di riprenderlo in mano. Cosa ti ha fatto cambiare idea? Dobbiamo credere sia vero che bisogna perdersi per ritrovarsi?

Forse sì… sono tornata con le pive nel sacco: the “land of opportunities” è molto più difficile di quanto sembri. L’esperienza è stata comunque pazzesca e bellissima, sicuramente mi ha arricchita e spero un giorno di poterla rifare. Forse non me ne sono accorta subito ma qualcosa ha scavato nel fondo del mio cervello e quando ho ripreso a lavorare con Zandegù ho preso un altro ritmo, ho affrontato tutto in maniera diversa”.

È vero che Zandegù è il nome che veniva dato alla pancia della tua mamma prima che nascessi? La scelta di utilizzarlo come nome per la casa editrice si deve al fatto che l’hai vissuta come una rinascita tua, che consideri ogni eBook come un figlio oppure semplicemente al fatto che riuscire a realizzare il tuo progetto è stato un parto? 

“Zandegù è uscito totalmente per caso: avevo riunito gli amici a cena e non avevamo ancora trovato un nome. Poi ho raccontato questo aneddoto e tutti lì a dirmi di usarlo. Abbiamo deciso di tenerlo anche nella seconda vita di Zandegù perché sicuramente era più facile che partire da zero. Per rispondere alla domanda: sicuramente un parto. Lavorare nel settore della cultura e della formazione oggi non è così semplice”.

Hai avuto un record: sei stata per un po’ di tempo l’editore più giovane d’Italia. Quali sono state le sfide più difficili e quali le soddisfazioni più grandi?

“I due periodi vissuti sono state esperienze molto diverse; sicuramente l’età incide come incide la diversità tra i due settori, cartaceo e digitale. Nella prima vita l’inesperienza – avevo tanta passione ma ho fatto anche tanti errori – e il fatto di non essere mai stata presa sul serio in quanto donna e per di più di 21 anni, hanno inciso molto. Anche il mio modo buffo di pormi non ha aiutato, ho dovuto lavorarci, ma adesso va un po’ meglio: ora so cos’è la diplomazia. La difficoltà attuale invece sta nel fatto che l’eBook non è ancora molto diffuso; si legge poco in generale ma in digitale ancora meno. In ogni caso, non mi lamento: le cose non vanno affatto male”.

Come si riesce a crearsi uno spazio, a inserirsi in un panorama che propone già un’offerta molto differenziata. Quali resistenze avete incontrato o incontrate ancora?

“Noi siamo editori anomali, non proprio dentro il panorama. A volte ci sentiamo dire: “Eh però, l’odore della carta”; a me viene da rispondere che si va in quella direzione e che il progresso è anche questo. Credo che carta e digitale possano convivere tranquillamente; visto che siamo tutti nuovi difensori della cultura, mi farei più il problema di come far tornare la gente a leggere.”

Quanto vi aiuta il social? Che ruolo ha?

“I social sono indispensabili, dedichiamo a loro un sacco di tempo ogni giorno e ci rendiamo conto che si può sempre migliorare: le strategie che hanno funzionato in un certo periodo non sono eterne. Il social centrale per noi è Facebook:  un buon modo per mantenere il dialogo e nel cui utilizzo stiamo migliorando con una nuova strategia che punta sull’engagement”.

Cosa consiglieresti a chi volesse buttarsi in un progetto editoriale come il vostro? E, soprattutto, lo consiglieresti?

“Sì, lo consiglierei, anche perché quando ho iniziato me lo sconsigliavano tutti e mi facevano incazzare (si può dire?) e anche perché la verità è che lo rifarei più volte. Cosa consiglierei? Di informarsi molto, di studiare tanto, di avere un angolino della testa tra le nuvole e i piedi ben radicati a terra. Ma anche di sapere bene a chi si vuole parlare, scegliere il proprio target e farsi domande sulla propria offerta. Editoria vuol dire tanta fatica: l’idea conta ma conta molto di più il mazzo che ti fai e quanto lavori sulla comunicazione. E poi conta quanto riesci a far affezionare le persone alla tua idea. Noi in questo siamo stati bravi.”

Da pochi giorni sono online i nuovi laboratori per il periodo autunnale: collegatevi alla sezione del sito dedicata ai corsi (e percorsi)! Tra le tante proposte, più o meno social, anche una novità: Enrica Tesio, l’autrice del dissacrante blog Tiasmo, sarà – non a caso – la docente di Blog Writing.

Con Zandegù le idee sono buone. Non solo sulla carta.

 

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