Non si giudica un film dalla locandina.
Ma il poster di un’opera cinematografica può essere un capolavoro “profilmico”, cioè un progetto comunicativo che parte dall’iconografia di un film approdando a variazioni inconsuete.
I film di Sergio Leone sono stati distribuiti in tutto il mondo: per ogni pellicola del grande maestro dello spaghetti western sono stati realizzate numerose affiche, basate su diverse campagne stampa e su approcci culturali differenti. La mostra C’era una volta in Italia – Il cinema di Sergio Leone, da poco conclusa al Museo del Cinema di Torino, ha esposto ottimo materiale a questo riguardo.
Vediamo due poster ufficiali di C’era una volta in America:
La versione tedesca è un suggestivo collage di stereotipi noir che emergono dall’oscurità del ricordo: femmes fatales, auto e pistole da gangster, divi in completo “borsalino”, un’immagine evanescente del New York East Side a inizio ’900.
La versione polacca è un quadro con figure stilizzate, in linea con la tradizione grafica dell’Est Europa; i riferimenti hollywoodiani sono limitati ai credits.
Una locandina può essere un gioiello grafico: ecco la storica affiche di La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, in cui Saul Bass unisce il tema dell’ossessione magnetica a quello della vertigine.
Lo spirito (gelido) dei Fratelli Cohen aleggia nell’indimenticabile poster di Fargo: un ricamo punto croce, dal gusto profondamente provinciale, che immortala un fatto di sangue sepolto nella neve. Un’immagine che esprime un mondo.
CollegeHumor’s gioca a “liquidare” i film candidati agli Oscar 2015 confezionando locandine in cui le immagini ufficiali sono accostate a copy rivisti e corretti.
American Sniper. La recensione… di papà, e il mood di riferimento: film bellico disilluso, a metà tra Zero Dark Thirty e The Hurt Locker.
The Imitation Game: una frecciata impietosa verso l’interpretazione di Benedict Cumberbatch.
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