E’ il momento di viaggiare di nuovo con Stefania di Pencil & Moleskine: questa volta la meta è la penisola iberica, benvenuti a Siviglia!
-Talora è come se il viaggiatore riemergesse dal buco nero della propria personalità e restasse quasi sospeso dalla direzione in cui lo portano i suoi passi, rivelandogli patrie del cuore a lui stesso ignote.
Le voyage, ha detto un pazzo parigino, pour connaître ma geographie-
Le voyage, ha detto un pazzo parigino, pour connaître ma geographie-
Claudio Magris
I miei viaggi mi lasciano sempre ricordi brucianti come cicatrici e in momenti inaspettati riemergono e pulsano come epifanie.
Magris dice bene, quando parla di patrie del cuore. Il mio muscolo cardiaco da viaggiatrice è infatti ormai quasi mappato; puntellato da luoghi e volti come fosse una grande bacheca dal fondo di sughero.
Appendo, sostituisco e archivio spezzoni di vita e brandelli di memoria che mi hanno accompagnata in questi anni e che fanno del mio Io un chiassoso torrente di lingue e ricordi.
Con una compagna da sempre fedele, la macchina fotografica, una moleskine torturata a matita e una valigia piena di tutto e niente, sto tenendo fede all’imperativo Viaggiare.
Nove lettere e più di mille fotografie che portano con sé pezzi di cielo, una casa spoglia, una bambina dagli occhi color menta al ciglio della strada, paesi sottili come nastri e inverni brumosi.
Parto allora da qui, dalle storie che ho incontrato sulle strade senza nome: il mio tesoro più prezioso.
Sevilla
Sevilla ancora mi svolazza intorno come un’ampia e colorata gonna di Flamenco.
Me la ritrovo dappertutto, mora ballerina caliente, e il suo profumo di stoffa grezza e caramello mi resta lì, un pelo sotto la linea del naso. Arrivo da lei, ospite straniera, e la terra andalusa mi accoglie in un miscuglio di aromi che ancora oggi, al ricordo, mi stordisce.
Alloggio in un hotel incastonato in un angolo del centro, un cancello in ferro battuto decorato a camelie rosa.
Lasciate le valigie in stanza, mi immergo nell’afa sevillana per una rocambolesca ricerca di una stanza in affitto dove alloggiare.
Me la ritrovo dappertutto, mora ballerina caliente, e il suo profumo di stoffa grezza e caramello mi resta lì, un pelo sotto la linea del naso. Arrivo da lei, ospite straniera, e la terra andalusa mi accoglie in un miscuglio di aromi che ancora oggi, al ricordo, mi stordisce.
Alloggio in un hotel incastonato in un angolo del centro, un cancello in ferro battuto decorato a camelie rosa.
Lasciate le valigie in stanza, mi immergo nell’afa sevillana per una rocambolesca ricerca di una stanza in affitto dove alloggiare.
“Da lontano sembrava austera, con il suo tracciato spagnolo di strade parallele e trasversali ma da vicino aveva il fascino della sorpresa” Isabel Allende così descrive e io, ancora una volta, faccio parlare lei.
Il centro storico della città custodisce tesori preziosissimi: ogni angolo è un autentico piacere per gli occhi e le mani restano incollate alla macchina fotografica.
La Cattedrale con il campanile della Giralda svetta fra le nuvole basse, dama vanitosa fra piazzette e facciate bianche, tipiche delle case spagnole.
El Arenal, Alameda, Macarena, la Juderia, Triana, Barrio Santa Cruz: ogni quartiere svela la sua storia, sussurra le sue leggende e i religiosi segreti.
Cammino di patio in patio: cornici che custodiscono fontane di ceramica blu e piante grasse dai vasi di terracotta. Ogni sguardo è un un fermarsi e ripartire.
Non c’è mai vento e gli alberi dai frutti maturi si piegano stanchi verso terra: fanno ombra nelle soste ma i 37 gradi di agosto si attaccano alla pelle.
Continua…
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